Industria 4.0 - Origine del termine

Il termine Industria 4.0 è stato usato per la prima volta nel 2011 alla Fiera di Hannover, in Germania, come ipotesi di progetto da cui è partito un gruppo di lavoro che nel 2012 ha presentato al governo federale tedesco una serie di raccomandazioni per l'implementazione del Piano Industria 4.0. L’8 aprile 2013, sempre alla Fiera di Hannover, è stato diffuso il report finale con una previsione degli investimenti necessari su infrastrutture, scuole, sistemi energetici, enti di ricerca e aziende per ammodernare il sistema produttivo tedesco e riportare la manifattura tedesca ai vertici mondiali rendendola competitiva a livello globale. Il modello è stato fonte di ispirazione per tutti gli altri Paesi. 

In Italia il Piano Nazionale Industria 4.0 - 2017-2020 è stato presentato il 21 settembre 2016 dal Ministero dello Sviluppo Economico Carlo Calenda e prevede un insieme di misure organiche e complementari in grado di favorire gli investimenti per l’innovazione e la competitività.


Industria 4.0 - La quarta rivoluzione industriale

1784 - Industria 1.0

L'Industria 1.0 corrisponde a una rivoluzione della manifattura rispetto all'uso dell'energia: l'invenzione della macchina a vapore, infatti, consente alle fabbriche di abbandonare mulini e introdurre una meccanizzazione della produzione all'insegna di una maggiore velocità e potenza.

1870 - Industria 2.0

L'Industria 2.0 rappresenta la seconda generazione energetica, legata all'utilizzo dell'elettricità prima e del petrolio poi, che permettono di incrementare ulteriormente i livelli di meccanizzazione e di produzione. È grazie a questa rinnovata potenza che nella manifattura si afferma progressivamente quella catena di montaggio che inaugura l'era della produzione di massa.

1970 - Industria 3.0

L'industria 3.0 riassume l'ingresso in fabbrica dell'ICT di prima generazioneinformatica ed elettronica incrementano ulteriormente i livelli di automazione non solo nell'ambito produttivo ma anche (e soprattutto) organizzativo. Si diversificano le infrastrutture e si avviano nuovi processi che, all'insegna della progressiva digitalizzazione, diversificano e agevolano il lavoro delle persone migliorando la qualità della produzione.

2011 - Industria 4.0

L’Industria 4.0, includendo un mix tecnologico di roboticasensoristicaconnessione e programmazione, rappresenta una nuova rivoluzione rispetto al modo di fabbricare i prodotti e di organizzare il lavoro. Grazie a nuovi modelli di produzione sempre più automatizzati e interconnessiasset e prodotti intelligenti e comunicanti, una tracciabilità e una rintracciabilità dei processi tale da portare a una gestione delle informazioni collettiva, condivisa e collaborativa a livello di filiera, nuove logiche di servizio all'insegna del cloud e della mobilityIl tutto incentrato su una Internet di ultima generazione (Industrial Internet), capace di portare dentro e fuori alle fabbriche più informazione, più integrazione, più interazione e più efficienza, rinnovando i processi e i sistemi ma anche portando nuove regole di comunicazione e di servizio. Software di nuova generazione da un lato e Big Data Management d'altro, è così che la produzione riesce ad arrivare a una personalizzazione di massa.

il termine Industria 4.0 indica quindi una tendenza dell’automazione industriale che integra alcune nuove tecnologie produttive per migliorare le condizioni di lavoro e aumentare la produttività e la qualità produttiva degli impianti.

Gli esperti come Boston Consulting o McKinsey, per aiutare a capire, parlano di SMART FABRIC, proponendo una ripartizione dei cluster tecnologici su tre livelli:

SMART PRODUCTION: Nuove tecnologie produttive che creano collaborazione tra tutti gli elementi presenti nella produzione ovvero collaborazione tra operatore, macchine e strumenti.

SMART SERVICES: Le “infrastrutture informatiche” e tecniche che permettono di integrare i sistemi e, in modo collaborativo, le aziende (fornitore - cliente) tra loro e con le strutture esterne (strade, hub, gestione dei rifiuti, ecc.)

SMART ENERGY: Tutto questo sempre con un occhio attento ai consumi energetici, creando sistemi più performanti e riducendo gli sprechi di energia.

 

L'innovazione tecnologica, infatti, migliora e rende più efficiente da un lato i processi di produzione e dall'altro i processi di gestione. In questo senso, rispetto al Piano Nazionale Industria 4.0 declinato sul modello tedesco in 9 cluster tecnologici, va evidenziato come idealmente 4 siano più propriamente associati alla gestione della produzione (Smart Production) e 5 alla gestione delle informazioni e delle infrastrutture di servizio (Smart Governance).

Le tecnologie abilitanti il paradigma 4.0 sono molteplici, sintetizzabili in tre ambiti:

1. Disponibilità di dati digitali e analitica dei Big Data: l’elaborazione e l’analisi di quantità enormi di dati (big data) a costi sempre più bassi (sensoristica a basso costo e cloud computing) permette decisioni e previsioni migliori su produzione e consumi basate anche sull’utilizzo di strumenti di virtualizzazione del processo produttivo, prototipazione rapida e intelligenza artificiale;

2. Robotica e automazione avanzatanuove possibilità di interazione complessa uomo-macchina permettono una riduzione degli errori, dei tempi e dei costi e un miglioramento della sicurezza dei processi anche attraverso la nuova manifattura additiva;

 

3. Connettività spinta: l’intera catena del valore è interconnessa attraverso dispositivi e sensoristica intelligente (internet of things) utilizzando reti di connessione di nuova generazione

La chiave di volta dell’industry 4.0 sono quindi i sistemi ciberfisici (CPS) ovvero sistemi fisici che sono strettamente connessi con i sistemi informatici e che possono interagire e collaborare con altri sistemi CPS (3 C: capacità computazionale, comunicazione e capacità di controllo). Questo sta alla base della decentralizzazione e della collaborazione tra i sistemi, che è strettamente connessa con il concetto di industria 4.0.

 



Transizione 4.0, la nuova politica industriale 2020

Il Piano Transizione 4.0 è la nuova politica industriale del Paese, più inclusiva e attenta alla sostenibilità.

Se si scende nel dettaglio degli investimenti del piano Impresa 4.0, (vedi presentazione del Mi.S.E. del 18/12/2019), ci si accorge che i 2/3 degli incentivi sono andati a medio grandi imprese; gli investimenti hanno riguardato principalmente la componente macchinari (10 miliardi d’investimenti in beni materiali contro i 3 miliardi in beni immateriali). Inoltre, solo 95 imprese in Italia hanno effettuato investimenti in beni di valore superiore ai 10 milioni di euro; 233 sono state invece interessate da progetti di ricerca e sviluppo di valore superiore ai 3 milioni di euro. Tutto questo ha spinto il governo a rivedere alcuni meccanismi e caratteristiche del mondo 4.0, e per quel che riguarda gli strumenti di accesso, è stato individuato il credito d’imposta come principale canale. Con la trasformazione del super e iper ammortamento nel nuovo credito d’imposta per beni strumentali, si stima un significativo ampliamento della platea dei potenziali beneficiari (+40%). Le misure diverrebbero infatti fruibili anche dai soggetti senza “utili” e in regime forfettario (si pensi alle imprese agricole).

Inoltre, il ricorso al credito d’imposta compensabile in 5 anni comporta una riduzione del tempo di rientro dell’incentivo (soprattutto per i beni materiali, se si considera un periodo medio di ammortamento di 8 anni) e un’anticipazione del momento di fruizione già da gennaio dell’anno successivo. Mentre prima bisognava aspettare la dichiarazione fiscale dell’anno seguente a quello dell’investimento: un recupero di tempo pari a circa 7 mesi.

Il Piano Transizione 4.0 ha una maggiore attenzione all’innovazione, agli investimenti green e alle attività di design e ideazione estetica svolte dalle imprese operanti nei settori tessile e moda, calzaturiero, occhialeria, orafo, mobile e arredo e della ceramica. Il tutto per valorizzare ulteriormente le produzioni del nostro Made in Italy.

 


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